martedì 24 agosto 2010

Quando uno s'incazza...

Dedicato a chi non si non perde mai d’animo

Ho conosciuto Mauro Berruto una decina d’anni fa. Avevamo (e abbiamo ancora) in comune tre cose: il mestiere di allenatore (lui però allena in serie A), la passione per la penna (lui però ha scritto due libri) e il “mito” dell’Olimpiade (lui però ci è andato). Insomma… 3-0 per lui. Io però sono più bello. 3-1 il finale.

Se vuoi raggiungere un obiettivo, devi essere fortemente determinato. Chi fa l’allenatore, questa frase l’avrà ripetuta ai suoi atleti migliaia di volte. E prima ancora, se ha fatto sport, se l’è sentita ripetere migliaia di volte da chi lo ha allenato. Ma che cos'è davvero la determinazione nello sport? Forse si dovrebbe partire prima dal concetto di “motivazione”, vale a dire dalla molla che ti spinge a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Quindi ciascuno si merita la sua. E via così...
Nel tentare di riordinare i miei soliti deliri sull’essenza di quello che mi dà da vivere, mi sono imbattuto di nuovo in uno dei due libri di Mauro. L’avevo letto alcuni anni fa e mi è ritornato fra le mani come se lo stessi cercando. A volte la polvere che attacca le librerie è tua alleata.
Quella che sto per farvi leggere, è una storia vera. Di un atleta vero, accaduta tanti anni fa. E’ la storia di un uomo che il destino bastardo voleva fregare, ma non ci è riuscito. Questa è la storia di Harrison Dillard.

“Harrison Dillard era il più grande specialista al mondo dei 110 ostacoli, oltre 100 vittorie consecutive. Ma la spietata follia dei Trials lo aveva fatto inciampare su una barriera e lo aveva escluso dalla partecipazione ai Giochi Olimpici di Londra. Non perse neanche un secondo del suo tempo a disperarsi, a imprecare contro la sfortuna e le ottuse regole, a pensare a quello che poteva essere e che invece non sarebbe stato. Si iscrisse, negli stessi Trials, a una gara a lui quasi sconosciuta: i 100 metri. Arrivò secondo e si conquistò il diritto di andare ai Giochi dove vinse, in quella specialità, l’oro olimpico. Quattro anni dopo, a Helsinki, ristabilì un’assoluta giustizia sportiva, vincendo il suo oro nei 110 ostacoli. Vai a capire, certe volte, la differenza che passa tra pensiero positivo e incazzatura”.

tratto da:
Mauro Berruto - Andiamo a Vera Cruz con quattro acca - Bradipolibri

1 commento:

Nino ha detto...

Bella Tony, ci stai prendendo gusto vedo.