martedì 9 novembre 2010

La chiave d'ingresso

Dedicato ai nuovi giovani e ai vecchi tromboni

Quest’anno io e la mia malattia festeggiamo le nozze d’argento. Alleno da venticinque anni. Babba bia! Tanta roba… Ma non mi sento per niente appagato, stanco o passato. La candela è sempre accesa. Anzi, mi sento più utile ora che a vent’anni. E sono sempre più curioso. Ho sempre una gran voglia di capire, di confrontarmi, di lanciare nuove sfide a me stesso e al mondo. Il merito è tutto delle mie “bimbe”, nuove leve da far crescere, nuove giocatrici che cerco di aiutare a diventare “Atlete” (con la A maiuscola). E’ un viaggio complicato, pieno di difficoltà, di randellate dietro la schiena. Ma con tantissimi momenti di soddisfazione impagabili.

E dopo venticinque anni c’è ancora una cosa che mi fa incazzare come una bestia. Una frase in particolare. Una delle tante frasi fatte che noi allenatori elaboriamo con il nostro cervellino “so tutto io”, le facciamo prendere l’ascensore con direzione piano di sotto ed eccola uscire dalla nostra bocca. DIN! Le porte si spalancano. La stronzata delle stronzate: “Le nuove generazioni di giovani non hanno voglia di far niente, niente fatica. Non come una volta… Una volta era diverso…”. E ridaje con la solita tiritera che il passato era meglio. La cosa ancora più assurda è che questa frase, spesso, viene pronunciata da colleghi che allenano da pochissimi anni. Ma che ne sanno? Basta che un vecchio coach “trombone” pronunci la minchiata e giù tutti a fare “sì” con la testolina, come tante brave pecorelle.

La verità è un’altra. I giovani delle generazioni passate non erano meglio. Erano semplicemente diversi da quelli di oggi. Capito, vecchi rincoglioniti? Diversi, non migliori. Sembra quasi che vent’anni fa bastasse entrare in palestra per un solo giorno ed, improvvisamente, i giovani vedessero la luce. E come per incanto, la pallavolo diventava la loro passione, la loro ragione di vita. Erano improvvisamente disposti ad allenarsi tutti i giorni senza fiatare, a spezzarsi la schiena con il sorriso sulle labbra, a mettersi sull’attenti come tanti soldatini. Senza che noi allenatori, dirigenti o addetti ai lavori facessimo nulla. Tutti unti dal Signore. Amen! Andate in pace. Anzi, andate un po’ a cagare, già che ci siete…

Io di pallavolo credo di capirne ancora poco. Non credo di essere poi così bravo, anche dopo venticinque anni. Ho tanto ancora da imparare. Certo che i tempi sono cambiati, non sono mica imbecille. Ma una cosa l’ho capita. Nel mio lavoro, la sfida sta nel trovare la chiave d’ingresso. Quella che serve per entrare nella testa dei nuovi giovani, oggi come allora. Li vogliamo più indipendenti e meno mammoni? Proponiamo loro un modello diverso e lavoriamoci sopra. Anche loro hanno bisogno di capire. E se capiscono, ti danno anche l’anima! Difficile? Faticoso? Certo che lo è! Ma se non siamo disposti a farlo, cosa ci andiamo a fare in palestra? Ci lamentiamo che i nostri figli vogliono la pappa pronta ma siamo noi a dar loro questo modello. I giovani sono come delle spugne, assorbono il mondo che li circonda. E lo fanno loro. Vogliamo combattere i modelli negativi? E allora diamo ai giovani delle chances, proponiamo percorsi alternativi e su le maniche.

Vincere? Certo che mi piace! Vincere è uno degli obiettivi ma non può essere il solo modello. Ci sono momenti che mi danno ancora più gusto. E vi faccio alcuni esempi. Chi non mi conosce bene, a volte, mi scambia per un pazzo vedendomi lavorare in palestra. Chi poi impara a conoscermi pensa che io lo sia davvero. Eppure tra le mie nuove bimbe sono sempre più numerosi gli episodi in cui sono loro a chiedermi di potersi allenare di più. Mi mandano sms chiedendomi il permesso di allenarsi con un’altra squadra. A volte, sono io a proporre loro di andare a fare panchina nel gruppo superiore. E non dicono mai di no. Anzi, accettano con piacere. E allora mi chiedo: ma siamo così sicuri che i giovani di oggi non abbiano voglia di fare un cazzo?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Tony !!!!
gus

Anonimo ha detto...

sei come un santo......bisognerebbe ammazzarti per ungere gli altri con la tua saggezza !!!!!!! (dice cosi' il proverbio e'!!)......ma quante ne sai ?!?!?!?!


bravo papusc
Mary

Anonimo ha detto...

....mi hai fatto riflettere sulle frasi che si dicono....stupide ma alle quali finisci per credere se non le rifiuti con vigore.... " le cose belle sono destinate a finire brevemente " e " chiodo scaccia chiodo".....no davvero ...quando ci si imbatte in qualcosa o qualcuno per te di meraviglioso e' un evento cosi' raro che bisogna lottare per non perderlo....anche se capiteranno momenti di distrazione.....le altre meraviglie si andranno ad aggiungere....mai a sostituire.....questo insegnero' ai miei ragazzi....da vecchia trombona